Da ministeri a caffetteria

Al posto del tavolo di Bossi, che l’ex ministro alle Riforme istituzionali aveva fatto arrivare direttamente da Catania assieme al resto degli arredi (in Brianza non ci sono mobili…), adesso c’è la biglietteria, là dove invece avrebbe dovuto lavorare l’ex ministro Roberto Calderoli, titolare del dicastero alla Semplificazione normativa, è stato allestito il bar. Niente delibere o decreti, dunque, ma caffè, cappuccini, brioche e cocktail per sorseggiare un aperitivo in Villa“.
La fine ingloriosa dei ministeri del Nord: tutto sommato era proprio destino che in quei locali alla fine si facessero chiacchiere da bar.

P.S. anche per “On the Nord

La Taranto della Lombardia

E’ Brescia, e la sua Ilva si chiama Caffaro, un’azienda che ha prodotto diossine mille volte più alte di quelle dell’acciaieria di Taranto. Eppure di Brescia nessuno parla, e per Taranto il governo ha stanziato 340 milioni per la bonifica, mentre Brescia attende da anni 6,7 milioni promessi ma mai arrivati. Soldi che oltretutto sarebbero del tutto insufficienti alla bonifica.

P.S. anche per On the Nord

Fare i cinesi con i ticinesi

Se il Ticino porta via le imprese dall’Italia, gli italiani portano via il lavoro alle imprese ticinesi. E’ questa l’accusa che sindacati e associazioni di categoria del Ticino rivolgono alle imprese italiane (società e singole partite IVA a cui sono affidati oltre 11.000 lavori), e per protesta hanno indetto addirittura uno sciopero (che da queste quelle parti è davvero una rarità).
La concorrenza avviene per i costi bassi con cui gli italiani si propongono, senza rispettare tariffe e salari vigenti in Svizzera, facendo in pratica quello che fanno ad esempio i cinesi a Prato.
In Ticino però non è il tessile il settore in cui avviene questo conflitto, ma quello edile, che in questa regione tira forte, forse troppo, tanto che si teme una bolla immobiliare.
Forse sarebbe il caso che istituzioni e associazioni delle diverse regioni (Ticino e soprattutto Lombardia) si incontrassero per regolamentare un mercato del lavoro che rischia di diventare selvaggio e alla fine danneggiare tutti.

P.S. anche per On the Nord

Taglia con l’Italia e cuci con il Ticino

Le griffes della moda italiana si trasferiscono in Svizzera, tanto che ormai nel Ticino si parla di una vera e propria “fashion valley”, con un modello di distretto simile a quelli attivi in tante zone d’Italia e che vale circa 10 miliardi di fatturato l’anno, con quasi 4 mila posti di lavoro.
I motivi di questa scelta sono gli stessi di sempre: infrastrutture, amministrazione efficiente, tasse moderate. E inoltre, disponibilità anche di manodopera italiana.

P.S. anche per On the Nord

Il Nord è mobile

Il “Salone del Mobile” si conferma anche quest’anno la kermesse italiana più seguita a livello internazionale, con un tutto esaurito di qualità. Se si tiene conto del fatto che l’Italia è anche il terzo fornitore al mondo di Ikea e si conferma al secondo posto nell’industria mondiale del mobile, decisamente questo settore si conferma uno dei più produttivi per le aziende italiane.
In particolare quelle del Nord, lungo tutto l’arco alpino, da ovest a est.
Il segreto di questo successo non sta solo nella passione per il proprio lavoro che viene tramandata spesso attraverso una lunga tradizione familiare. Dietro a queste aziende ci sono anche organizzazione, innovazione, gusto di accettare le sfide e capacità di adattamento. E soprattutto, la scelta di investire gli utili nell’impresa e non nella finanza, anche quando le banche ti chiedono soldi offrendoti in cambio interessi attualmente fuori mercato: “Antonio Minotti gestisce l’amministrazione della Vefer di Lissone. Fondata a fine anni ’50 dal brianzolo Giuseppe Vergani, la Vefer è leader mondiale del settore ma non ha mai distribuito un centesimo di dividendo alla famiglia azionista. È un’azienda sana, efficiente, gelosa del suo capitale in denaro e tecnologie. Il primo settembre 2011 Minotti ricevette subito una chiamata in ufficio. Era la banca, ma non c’erano fidi da offrire, né rimborsi da sollecitare. Invece, la banca chiedeva un prestito: è il mondo al contrario o, per dirla con gli antichi greci, i fiumi (di liquidità) che risalgono ai monti. «Mi hanno offerto un interesse al 4,5% – racconta il manager -. Poi hanno chiamato altre banche che promettevano di pagarmi il 4,75, o il 5%».
Minotti non ha neanche dovuto consultarsi in famiglia per sapere cosa rispondere. «Qui i soldi rientrano sempre tutti in fabbrica come investimenti, la finanza non c’interessa»
.”
Per una volta sono stati i “contadini” ad aver la meglio sui “luigini”.

P.S. anche per On the Nord

Il molto onorevole sciur Hu

Da Porta Ticinese a Porta Cinese, si potrebbe dire: a Milano tra i primi dieci cognomi registrati all’anagrafe del Comune, ben tre sono di chiara provenienza cinese, e dopo Rossi al secondo posto compare l’orientale Hu, davanti al “milanesissimo” Brambilla, solo ottavo.
I dati anagrafici dimostrano come Milano stia cambiando sul piano etnico e sociale” spiega l’assessore Benelli.
Un altro motivo in più per bocciare una stupida iniziativa come la “legge Harlem”, proposta da Lega e Pdl in Regione Lombardia.

P.S. anche per On the Nord

Una Lombardia rossocrociata?

E’ partita una petizione online che si prefigge l’obiettivo di raccogliere 500mila firme per chiedere al governo italiano di indire un referendum per l’annessione della Lombardia alla Svizzera. Un’iniziativa che ha fatto seguito alle recenti dichiarazioni di Ueli Maurer, ministro della Difesa svizzero, che ha affermato che per i suoi connazionali «annettere la Lombardia non sarebbe un problema, dato che rappresenta circa il 90% del totale di tutti gli scambi commerciali con il nostro Paese». Non sappiamo se gli autori della petizione raggiungeranno la quota di firme prefissa. Possiamo solo dire che un referendum di questo genere appare improponibile, e che comunque, seppure online, i ticinesi su questa soluzione si sono già espressi, ma negativamente.

P.S. anche per On the Nord

Cala-Brianza

Dopo l’hinterland napoletano è considerata la zona più urbanizzata in Italia, con le cosche della ‘ndrangheta che spadroneggiano e ispirano PGT che hanno fatto edificare centinaia di migliaia di metri cubi di cemento, mandato alle stelle l’abusivismo, consumato il terreno agricolo. Si tratta della Brianza, nel cuore della Lombardia, dove le ‘ndrine calabresi si sono infiltrate ed espanse nel business dell’edilizia, grazie anche a politici e imprenditori conniventi che hanno svenduto il territorio.

P.S. anche per On the Nord

Il Nord-Est sfida Google

Tra qualche settimana sarà lanciato in Rete Volunia, un nuovo motore di ricerca che sembra destinato a dare molto fastidio al colosso Google.
La sua progettazione però stavolta non è avvenuta nella Silicon Valley, ma nella Bassa Padovana.
A capo dell’ambizioso progetto troviamo infatti Massimo Marchiori, rinomato matematico e docente dell’Università di Padova e soprattutto l’ideatore dell’algoritmo Hyper Search, vale a dire l’algoritmo che è alla base di Google e che ne ha dato l’avvio. Insieme a lui, uno staff composto di sviluppatori per la maggior parte cresciuti sempre all’Università di Padova, tutti ex-studenti del professore.
L’idea di base di Volunia, a detta del suo “creatore”, è molto semplice, totalmente diversa dall’idea attuale dei motori di ricerca: un modo completamente nuovo di pensare le ricerche sul web, ispirato alla condivisione sui social network.
Staremo a vedere. Intanto fa davvero piacere, e riempie di orgoglio, constatare che gli “italian-jobs” continuano a crescere. Oltretutto Volunia è un progetto totalmente italiano: l’investitore dell’avventura di Marchiori è Mariano Pireddu, imprenditore sardo con alle spalle un’esperienza ultra decennale nell’ambito delle telecomunicazioni e di Internet, mentre per la tecnologia ci si affiderà ai supercomputer della E4 Computer Engineering, società emiliana salita alla ribalta per i suoi sistemi di calcolo ad alte prestazioni adottate fra gli altri da centri di ricerca come il Cern di Ginevra.

P.S. anche per On the Nord

Prendi l’azienda e scappa

Al confine elvetico tornano i “fiscovelox” della Guardia di Finanza: rilevatori che registrano le targhe delle vetture dirette in Svizzera, permettendo, attraverso controlli incrociati, di scoprire potenziali evasori. Perché è sempre più in aumento la fuga di capitali all’estero. Ma oltre a quelli, se ne vanno anche le aziende. Ed è senz’altro peggio.
Solo in provincia di Varese l’osservatorio di Confapi Varese, l’associazione della piccole e medie industrie, ha rilevato che negli ultimi mesi del 2011 il 2-3% delle imprese ha già in parte avviato attività produttive in Canton Ticino, e sul totale delle aziende associate a Confapi, circa un migliaio in provincia di Varese, la percentuale di chi ha manifestato l’intenzione di rivolgersi al territorio elvetico arriva anche al 10%.
Le ragioni di questa migrazione sono condizioni di lavoro migliori rispetto all’Italia: tasse che non superano il 20%, burocrazia e giustizia efficienti, stabilità politica e pace sindacale. E oltre a questo, l’accesso al credito, in Italia sempre più difficile.
Le soluzioni per fare fronte a questa emorragia di potenzialità le suggerisce Franco Colombo, presidente di Confapi Varese: misure per creare un’area defiscalizzata e sburocratizzata al confine con la Svizzera; un nuovo patto tra Stato e imprenditori, con tassazione più bassa (soprattutto sul lavoro) ma tolleranza zero verso gli evasori. E l’annosa questione dell’articolo 18, che infiamma in questo momento il dibattito sul lavoro, è addirittura secondaria: ciò che gli imprenditori chiedono, in un periodo di crisi grave come questo, è uno Stato amico, capace di offrire sostegno e comprensione. Proprio come in Svizzera.

P.S. anche per On the Nord