Gli emendamenti che la Lega ha portato alla manovra finanziaria in Commissione Bilancio e Finanze attaccano finalmente la casta. La casta dei politici? No, no, non quella. La casta dei notai e dei farmacisti? No, neanche quella. Quella dei tassisti, finalmente quella dei tassisti! No, nemmeno quella.
La casta degli immigrati. Anche questa è una casta, che credete. Lo dice anche Wikipedia:
Una casta è ciascuno dei gruppi sociali che costituiscono una gerarchia rigida in alcune società del passato. In società di questo tipo, per un individuo appartenente ad una casta è molto difficile o impossibile entrare a far parte di una casta diversa, in particolare se di rango più elevato.
Sì, ok, è l’ultima delle caste, quella che occupa il gradino più basso, ma ammetterete che si tratta di un gruppo sociale e che è praticamente impossibile, in Italia, che un immigrato cambi casta.
La Lega, quindi, ha pensato bene di attaccare la casta degli immigrati. Come? Con questi emendamenti alla manovra:
Massimo Bitonci, deputato e sindaco di Cittadella, ha pensato bene di far pagare una fideiussione di 3mila euro a tutti gli immigrati che aprono una partita Iva. Fideiussione rimborsabile solo a cessazione dell’attività, dopo aver dimostrato di aver pagato contributi e tasse.
Claudio D’Amico, parlamentare e sindaco di Cassina De’ Pecchi, particolarmente aggressivo rispetto alla casta, propone di non considerare come regolari quegli immigrati che sono in attesa di rinnovo o di rilascio del permesso di soggiorno. Poi, siccome bisogna far cassa, D’Amico propone di innalzare da 200 a 500 euro la somma da versare per richiedere la cittadinanza e di portare a 1000 (mille!) euro le spese per rilascio o rinnovo del permesso di soggiorno.
Il geniale Alessandro Montagnoli, deputato e sindaco di Oppeano, ha una misura per far ripartire la crescita: far versare agli imprenditori che assumo extracomunitari un contributo pari al 5% del costo del lavoro, da destinare a scopi socio assistenziali.
Roberto Simonetti, parlamentare, presidente della Provincia di Biella e consigliere comunale di Mongrando, ha ben pensato di dimezzare la durata del permesso di attesa occupazione, da 6 a 3 mesi. Un immigrato regolare perde il lavoro? Tre mesi di tempo per trovarne un altro regolare, altrimenti c’è la clandestinità.
C’è da dire che tutti questi emendamenti sono stati bocciati in Commissione. L’unico che verrà discusso in Aula riguarda il calcolo dell’indicatore Isee: i padani hanno proposto di far rientrare nel computo dei beni immobiliari anche quelli posseduti nel Paese di origine. Chissà quali regge, e chissà come sarà semplice fare i conti.