Passaggio a Nord-Est (11) – Dieci domande a Giovanni Roversi

Dopo un importante periodo di gestazione e di elaborazione, prende forma anche in Lombardia un movimento politico indipendentista “senza se e senza ma”. Ne abbiamo parlato con il bresciano Giovanni Roversi, portavoce della neonata formazione.

1) Che cosa è successo l’11 settembre in quel di Brescia? 

L’11 Settembre abbiamo presentato, per la prima volta, proLombardia-Indipendenza,  l’unico movimento indipendentista per la Lombardia. È l’inizio di un ciclo di presentazioni lungo l’attuale Regione Lombardia.

2) In Lombardia le istanze di autogoverno vengono automaticamente associate alla Lega Nord: perchè un cittadino lombardo dovrebbe sostenere o aderire a proLombardia-Indipendenza?

Perché l’indipendenza è l’unica via percorribile per salvare i propri risparmi e per assicurare ai propri figli / nipoti un avvenire sicuro. Concetti quali “federalismo” e “autonomia” sono praticamente impossibili da ottenere nello Stato Italiano, quindi chi li propone sta inconsciamente mentendo. Non essendo più nel 1900, quando per ottenere l’indipendenza erano necessari conflitti armati, intendiamo proporre la soluzione dell’autodeterminazione anche al popolo Lombardo.

3) La strada maestra per l’indipendenza lombarda è il referendum regionale: pensate di lanciare una campagna ad hoc a sostegno dell’indizione del referendum?

Intendiamo prima di tutto far capire ai lombardi che il referendum è possibile, e che in Europa il ricorrere a questo strumento sarà sempre più prassi comune.  Quando la maggioranza dei lombardi avrà coscienza di ciò, partiremo con la campagna referendaria. Purtroppo, battute a proposito lanciate da partiti che ormai sono di casa a Roma non fanno altro che denigrare l’immagine di questo strumento di democrazia diretta. Inoltre dobbiamo purtroppo contare che i lombardi hanno perso, con l’annessione allo stato italiano, i loro tradizionali metodi di autogoverno, fra i quali appunto la democrazia diretta. Dobbiamo quindi fare un doppio sforzo, perché 150 anni di centralismo e autoritarismo hanno colpito in modo non indifferente il nostro naturale sentimento di libertà.

4) Pensate di coinvolgere anche altri soggetti in questa eventuale campagna?

Chiunque voglia partecipare sarà ben accetto. È logico che questa campagna dovrà essere completamente trasversale e raggiungere tutti i cittadini lombardi. Quindi se qualsiasi comitato, gruppo di pressione o altro desiderasse partecipare, non dovrebbe far altro che mettersi in contatto con noi.

5) Mancano meno di quattro anni al rinnovo del Consiglio Regionale della Lombardia, nel 2015: intendete parteciparvi?

La competizione elettorale sarà sicuramente un passaggio necessario nella lunga strada verso il referendum per l’autodeterminazione; ma non essendo noi un “cartello” o una “lista civetta”, le anteponiamo un serio e rigoroso lavoro di radicamento nella realtà territoriale lombarda. Riteniamo inutile apparire sulla scheda elettorale, se pochi lombardi sono stati informati riguardo la nostra proposta.

6) Nel breve termine che programmi avete invece?

Nel frattempo continuiamo a dialogare con tutte le realtà interessate al discorso indipendentista. Stiamo inoltre programmando una presentazione del Movimento in Brianza e nella prossima settimana ufficializzeremo il nostro primo consigliere Comunale in quel di Roncadelle (BS) [n.d.a. si tratta di Giulio Mattu, 41enne roncadellese

7) L’esperienza di VenetoStato dimostra che c’è ampio spazio per un indipendentismo autentico, radicale e al contempo serio e presentabile. Vi ispirate a questo modello?

VenetoStato sta cominciando a ricevere i frutti del proprio lavoro anche a livello mediatico. Con figure preparate e serie, come sono i loro attuali rappresentanti, sicuramente faranno molta strada, quindi facciamo loro i nostri migliori auguri.

8 )  Vi ispirate anche ad altre realtà politiche peninsulari o continentali?

A livello Europeo facciamo parte della European Free Alliance / Alleanza Libera Europea, gruppo attivo nel Parlamento Europeo da più di 30 anni. Siamo davvero felici di collaborare e discutere attivamente con partiti del calibro dello Scottish National Party, il quale ha la maggioranza assoluta nel Parlamento Scozzese e della NVA, partito di maggioranza relativa in Belgio. Vicino a noi supportiamo l’attività del Sudtiroler Freiheit, anch’esso attivo nell’EFA/ALE.

9) I consistentissimi flussi migratori che interessano la nostra Lombardia rappresentano al contempo un problema e una sfida: pensate che sia possibile coinvolgere i “lombardi-non-italiani” nel cammino indipendentista, come accade in Catalogna e Scozia?

Il nostro è un messaggio aperto a chiunque lo voglia ascoltare, lombardi di nascita o meno, quindi accetteremo volentieri chiunque voglia intraprendere questo lungo percorso con noi. Il discorso riguardante i flussi migratori è da affrontare con serietà e realismo, non intendiamo scadere in proclami populisti che, tra le varie cose, sono inattuabili. Sicuramente i problemi di mancata integrazione e intolleranza sono prima di tutto dati dall’impossibilità, per le istituzioni lombarde, di gestire minimamente il problema, in quanto anche qui tutto è regolato da Roma.

10) Che cosa pensate di un progetto editoriale come OnTheNord?

OnTheNord è un progetto editoriale molto interessante, la Lombardia necessita assolutamente di analisi serie per il presente e proposte per il futuro, quindi ben vengano blog simili. Spero che il discorso indipendentista possa, passo dopo passo, fare breccia anche nella redazione di OnTheNord.

34 pensieri su “Passaggio a Nord-Est (11) – Dieci domande a Giovanni Roversi

  1. Pingback: Pro Lombardia Indipendenza - Pagina 22 - Politica in Rete Forum

  2. @ Luca

    Agghiacciante il video, agghiacciante l’articolo di supporto. Bene hai fatto a postare il tutto a commento della mia intervista a Roversi; la sola risposta possibile alla cultura mafiosa che domina il Sud è secedere dallo stato italiano, ottenendo in questo modo due risultati: controllare senza la nefasta mediazione romana e la nefasta subordinazione della classe dirigente locale il nostro territorio, ridurre drasticamente i flussi di denaro che dalla Lombardia vanno al Sud.

  3. Ma perché Bressa, nobile Città, e soprattutto la ricca e florida Provinza, dovrebbe legarsi mani e piedi ai destini della viscida metropoli viscontea, formicaio in espansione che con la forza del numero bruto inevitabilmente si imporrà sulla libertà degli uomini e dei camuni?
    Perché non scegliere la Libertà, e unirsi a Città, Campagne e Montagne di pari misura e dignità? Dove gli Uomini possano confrontarsi da pari a pari, dove ogni particolarità non venga annullata com’accade invece nell’informe e deforme amalgama d’Ambrosio!
    Non è forse il Mincio fiume più guadabile dell’impervio adda? Non passa forse per il Garda la via per l’Alemannia e la Bavaria? E la via per la Slavonia, non va forse verso ove il Sol si leva? a Ponente solo il buio della notte c’è.
    Mi dirà: “la Franza sta a ponente, ed è più importante della Slavonia”! Sì, per ingrassare i gabellieri sabaudi, forse! Non li abbiamo già ingrassati abbastanza? E cosa avrà mai dato la Franza a Milano, se non le carte da giuoco? Bressa è orgogliosa, non supina, e usa le sue proprie, come fanno tutte le Città libere e tutte le libere Hosterie!
    Giammai, il suolo bressano sarà di nuovo succube della biscia che striscia sul freddo suolo e si nutre d’ogni putridume! Libera volerà Bressa di nuovo sul Leone alato, più in alto d’ogni Astro!
    Tornino i Bressani a tajare cantoni come d’uso quando se disnava e se zenava!

    Per fortuna che c’è una sezione VenetoStato in quel di Brescia, per riportare la Leonessa dal suo degno Compagno. Abbasso napoleone, abbasso i giacobini e i loro successori italioti che obbligarono Brescia a legarsi con i suoi carnefici!

    Pensateci: Bossi, Berlusconi, Craxi, Formigoni: ma volete tenerveli anche nel dopo? Contenti voi…

  4. Brescia è Lombardia, voi venetisti malati di colonialismo avete rotto le palle tanto quanto gli italiani. Me parle brèsa che l’è lumbarda, mìa èn veneto, èl capesse mìa 🙂

    • senti senti……mi sembri un “italiota”medio che rivendica l’italianità di un determinato territorio …..
      non pensi che dovrebbero essere i popoli (persone) a decidere?? Domanda:
      Storicamente la Lombardia cos’è? i confini dell’attuale regione che “ratio” storica etnica hanno?

    • Amico Lumbard…. acc… sei caduto nella rete provocatoria di Valerio, maestro nel genere 😀

      @ Luca
      Dato che la secessione individuale è (al momento) utopia e l’autodeterminazione dei popoli è concetto assai sfuggente (ricordo solo che alcuni stati hanno riconosciuto il Kosovo e non riconosceranno la Palestina, e via dicendo), rimettiamoci semplicemente alle istituzioni che esistono e si vedono, senza possibilità di equivoci.
      Esiste dunque una Regione chiamata Lombardia con precisi confini amministrativi e organi suoi propri? Sì.
      Tale comunità è organizzata giuridicamente e potenzialmente capace di esprimere un’opinione “collettiva” attraverso procedure democratiche? Sì.
      Benissimo: quel soggetto giuridico-politico, quella comunità istituzionale è l’oggetto dei nostri desideri indipendentisti.
      Dalla Regione Lombardia alla Repubblica Lombarda, that’s it!

      • Infatti concordo.
        Il tuo è un discorso che guarda alle persone e al futuro giusto?
        Non ti perdi dietro a bandiere e confini (sacri intendo) ….il progetto indipendentista ha senso se si ha un progetto politico in divenire e non per rivendicare : “io essere veneto quindi voglio lo stato veneto…..tu essere lumbard, tu avere altro Paese…”

        discorsi del genere mettono na “tristessa”! possibile che le genti (le persone….individui, i popoli ecc) non possano vivere pacificamente e ben organizzati in uno stato? (FEDERALE)….per me, entro certi” paletti”, si.
        Non sarebbe male una Repubblica Lombardo Veneta…..FEDERALE…

      • No, per carità di Dio. La federazione lombardo-veneta! Già vista: un obbrobrio.

        Dal punto di vista sociopolitico a Brescia e provincia conviene guardare ad est, così come a Mantova. Il Veneto è policentrico, la Lombardia no. Se proprio si deve scegliere.

        Io sono di quelli che crede che la Provincia di Belluno dovrebbe essere staccata dalla Regione del Veneto, perché mi rendo conto che le gestione centralista-lagunare è un grosso problema allo sviluppo di quell’area montana (essenzialmente: i campagnoli non capiscono un cazzo di come si gestisce la montagna).

        Poi, facciano i Bressani quello che gli pare.

  5. @ Luca

    a margine del vivace scambio di battute fra abitanti dell’East End lombard e della East Coast padana 🙂 confermo che qui, nell’East Side Milano, la pensiamo sostanzialmente come hai detto. Cioè no ad un indipendentismo etnocentrico, sì ad un indipendentismo civico, ovvero costruito attorno ad istituzioni già esistenti e riconosciute/riconoscibili come tali.
    Poi, naturalmente, se la Provincia di Brescia decidesse di aderire ad uno stato veneto divenuto indipendente prima della Lombardia, e ai Veneti andasse bene, personalmente nessun problema a ritenere questa una scelta legittima.
    Quanto a federazioni fra “popoli” diversi, certo, del resto abbiamo già l’Europa, che peraltro dev’essere ampiamente migliorata. Proprio grazie all’Unione Europea la secessione lombarda o veneta dall’Italia è potenzialmente molto più semplice e indolore.
    In ogni caso, per ciò che riguarda proprio le nostre due Regioni, non è più possibile concepire una permanenza in essere, anche in forma federale, dello stato italiano. E’ uno stato a perdere, tutto qui.
    Ciao,
    Alex

  6. Personalmente dei popoli, delle entine, dei dialetti, delle presunte radici, francamente frega assolutamente un tubo. Siano essi italioti, veneti, sardi o lombardi, bresciani, milanesi, di porta tosa o del ticinese.

    Il punto per me è raccogliere i “relativamente diversi” (perché a furia di precisare microscopicamente, spezzettare e intarsiare potrei secedere anche dal mio vicino di casa, se non persino da me stesso) dentro un progetto che dia al futuro un senso un po’ migliore di questo presente, posto che si valuti insoddisfacente (e lo darei per scontato) questo presente.

    Dunque, non so se i sud-tirolesi domani vorranno unirsi ai nord-tirolesi, se in un ipotetico nuovo Stato nel sud dell’Europa possano entrare anche le Marche e la Toscana. Non lo so. Però qualunque evidenza statisca mostra che ci sono almeno tre regioni, così come definite dalla Costituzione della Repubblica Italiana, (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) che pagano un prezzo assoltuamente esorbitante dall’appartenenza all’Italia, un prezzo che nessun altro territorio in Europa paga al prorpio Stato di appartenenza. Un prezzo che rischia semplicemente di disintegrarne ogni prospettiva di sviluppo, più di quanto non lo faccia di per sé l’agghiacciante quadro internazionale che ci troviamo di fronte.

    Al di là delle evidenze statistiche (non solo economiche), ci sono poi fenomeni come quelli ben evidenziati dal flmato postato da Luca che marcano oggettivamente un “assolutamente diverso” e diverso chiaramente in peggio, con cui è molto difficile negare che chi vive in queste regioni (e in altre del centronord Italia) non ha nulla a che fare, se non nella misura in cui quei fenomeni stanno aggredendo come un cancro anche questi territori. Un “assolutamente diverso” da cui mi pare essenziale prendere le distanze, nel caso, anche con un bel confine di mezzo (benché quei fenomeni travalichino anche i confini).

    Dunque, bando alle discettazioni sul come potrebbe, doverebbe o vorremmo che fosse, e largo invece a come innescare un processo che si definirà inevitabilmente anche strada facendo.

    Una nota a margine. Un referendum che definisca la volontà di indipendenza non mi pare percorribile a Costituzione vigente. Cambiarla, visti i numeri in Parlamento, è fuori discussione, a meno che eventi come la dissoluzione del Belgio o l’autonomizzazione della Scozia o della Catalogna non possano avere un’onda sufficientemente lunga da persuadere anche i nostri parlamentari a provvedere rapidamente.

    Salvo non voler autorganizzare un referendum molto partecipato che non avrebbe alcun fondamento legale ma un chiarissimo (e probabilmente efficace) senso politico, mi sono sempre chiesto perché non sia possibile scardinare il sistema con strumenti legalmente riconosciuti ma che se opportunamente utilizzati assumerebbero un senso ben diverso da quello per i quali sono stati concepiti. Mi riferisco ai referendum per cambiare provincia di appartenenza nel caso dei comuni o regione nei casi delle province. Ipotesi: se domani in tutte (o in molte) province della Lombardia e del Veneto si tenessero referendum per passare in Trentino Alto Adige o anche, solamente, se molte Province avviassero l’iter per la richiesta, il fatto prefigurebbe un quadro in cui salterebbero immediatamente i conti dello Stato Italiano (e dunque lo Stato stesso) perché verrebbe a mancare l’essenziale contributo “di solidarietà” di queste province e il messaggio politico (“vogliamo uscire dal patto che ha unito questi territori ad altri dando vita alla Repubblica Italiana”) sarebbe chiarissimo. Strada percorribile? Qualcuno sa dire?

    Naturalmente qualunque azione politica voglia porre a tema la rottura dell’Italia non può non avere un qualche solidissimo supporto internazionale (perché un fatto del genere cambierebbe equilibri di interessi e potere a scala vastissima). Chi pensa di poter far da sé, nel suo piccolo comunello (tipo Lega in stile valligiano) senza costruire solidi legami Oltralpe e mandando a Bruxelles i più inetti, per me non ha capito una mazza.

    daniele,milano

  7. Napolitano: «Il popolo padano non esiste. E in Italia niente spazi per la secessione», qui:
    http://www.corriere.it/politica/11_settembre_30/napolitano-popolo-padano-non-esiste_8fe928bc-eb79-11e0-bc18-715180cde0f0.shtml

    E’ la seconda volta in pochi giorni che il presidente della repubblica torna sul tema. Quasta volta lo fa con toni ancora più duri. Queste uscite appaiono un po’ campate per aria: qualcuno pensa davvero che ci sia un rischio ravvicinato di focolai separatisti?
    Ma siccome il Quirinale non si muove mai per caso e ogni parola del Presidente è ponterata e riponderata, limata e smussata, proprio il fatto che queste affermazioni appaiano campate per aria lasciano al contrario pensare che il presidente disponga di qualche informazione che gli fa invece ritenere il rischio molto più plausibile di quanto non appaia ad altri.

    Insomma, se non si avvertisse il pericolo, che cacchio di bisogno ci sarebbe di esorcizzarlo con ‘ste sparate?

    Io penso che le ipotesi di spaccatura dell’euro (conseguentemente dell’Europa, come sostiene la Merkel) combinate con il mancontento verso una Lega romanizzata e un governo meridionalizzato, e il continuo crescere della pressione sui contribuenti, i consumatori e le imprese del Nord ormai sempre più spremuti per tenere in piedi la barcacca perché nessuno ha il coraggio (e i numeri in Parlamento) per tagliare davvero la spesa pubblica improduttiva (che significa in buon sostanza tagliare trasferimenti alle regioni del Mezzogiorno) facciano temere a Napolitano che le spinte separatiste potrebbero avere presto una forte impennata.

    Il riferimento a quell’episodio storico – che riguarda l’indipendentismo siciliano – con la repressione e i ripetuti arresti dei leader del movimento, cioè a un uso “piuttosto pesante” (come ha detto Napolitano) della violenza da parte dello Stato fa abbastanza riflettere.

    Mentre l’affermazione “non esiste alcun Popolo Padano” (già ripetuta ad anuseam da Fini) rsponde a un tipico meccanismo della comunicazione: l’affermazione di qualcosa attraverso la sua negazione. A furia di dire che la Padania non esiste, i suoi nemici l’hanno di fatto legittimata per la semplice ragione che negandola ne riconoscono l’esistenza (come principio) o riconoscono almeno il fato che ci sia qualcuno per cui esiste rendendo il concetto noto acnhe a chi non s’era mai posto il problema. Di solito è un boomerang.

    daniele,milano

      • ..che poi quando uno vede le reazioni, se non è mai stato padanista lo diventa subito. E’ l’unico argomento che riesce a mettere d’accordo Ferrero, Finocchiaro, Storace, Bocchino, Casini, Alfano, Di Pietro… insomma tutti. E quando vedi Pd-Pdl-IdV-UdC-PRC-MpA-Destra-Responsabili-FLI-ecc. tutti insieme contro uno, beh, quell’uno non può che diventarti simpatico anche se fino a un minuto prima ti stava sui coglioni.

        daniele,milano

    • Ma no, non capisci niente.
      E’ tornato a casa e ha cercato di fare il simpaticone nella speranza che facessero fare pure a lui un giro della città in Rolls Royce bianca.
      Di che doveva parlare per ingraziarsi i suoi concittadini? Di immondizia? Di camorra?

      Doveva venir a Venezia con Zaia di fianco a dirlo…

      • No!! A Venessia avrebbe ricordato l’epopea (tra l’altro iper semplificata e falsificata) della Repubblica di San Marco di Manin ! Ci ricorderebbe come questa terra è diventata Italia!
        E poi si beccherebbe le critiche della Donazzan, per la quale il Veneto è Italia per il sangue versato in questa terra durante la Grande Guerra…..

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