Le proposte del Pd per il nord: ciò che i giornali non dicono

L’Assemblea nazionale del Partito Democratico, riunitasi a Busto Arsizio, ha adottato alcuni documenti che, in diversi passaggi, sono sensibili per il nord Italia. In ordine di apparizione sul sito del partito, cominciamo dalla Lega lattona, e dalla controproposta del Pd:

Dopo la vicenda delle quote latte, nella quale il governo ha premiato di nuovo i furbi a danno degli onesti, è necessario reperire le risorse per coloro che negli anni hanno prodotto latte rispettando le regole, acquistando quote o affittandole per restare nei limiti della loro produzione. Questo fondo, previsto nella legge 33 del 2009, è stato totalmente dimenticato.

Questa va ad inserirsi all’interno di un documento sul sostegno e rilancio dell’agricoltura, secondo il quale

Il primo obiettivo della nuova politica agroalimentare che propone il Pd è di avvicinare il consumatore alla produzione attraverso interventi di sostegno ai negozi in città gestiti dagli agricoltori, alla vendita diretta presso le aziende e dei prodotti biologici nei bandi per le mense degli Enti pubblici.
Accanto a questi provvedimenti è comunque necessario rafforzare, con norme adeguate, la tracciabilità e l’etichettatura per contrastare frodi e sofisticazioni sulla provenienza e l’origine dei prodotti.

Per quanto riguarda la riforma dello Stato e delle Autonomie:

Dobbiamo pensare a rafforzare l’azione degli Enti locali nelle zone più difficili del Paese con meccanismi di sostegno “fra pari” (diffusione delle migliori pratiche tra Comuni, Provincie e Regioni) e di affiancamenti propriamente federali (non solo poteri sostitutivi, ma strumenti di governance condivisi).

Tale riforma è anche

l’occasione per migliorare le istituzioni e, al tempo stesso, per coinvolgere i più ampi strati della cittadinanza, e in particolare i giovani, le donne e il volontariato.

L’Assemblea ha discusso anche di dimagrimento, rigore e sobrietà:

Esiste una grande quantità di uffici, sedi decentrate, rappresentanze varie di ministeri, agenzie statali e enti parastatali che assorbono risorse ingenti in modo improduttivo e talvolta si sovrappongono alle competenze locali.

La riforma deve ottenere il superamento delle duplicazioni, delle sovrapposizioni di competenza, della confusione di ruoli tra Stato, Regioni ed Enti locali.

Il Pd propone senza esitazione l’esigenza di sobrietà e di rigore nell’uso delle risorse. E con essa l’urgenza di individuare soglie oggettive di riferimento (nazionali e internazionali) cui agganciare i limiti massimi di spesa per il governo locale, per la rappresentanza, per l’amministrazione attiva.
Proporremo anche meccanismi di responsabilità individuale e collettiva in caso di sforamento di questi tetti.

Per quanto riguard a il Fisco, la proposta democratica è Fisco 20, 20, 20, che, a partire da un dimezzamento dell’evasione fiscale in una legislatura (il che permetterebbe di recuperare 40-50 miliardi di euro all’anno), prevede:

La prima aliquota viene tagliata dal 23 al 20% e si fa in modo che vi sia un vantaggio per i giovani e per gli ultra-settantacinquenni.

Si elimina gradualmente l’Irap sul costo del lavoro.
Si premia chi scommette sulle sue capacità imprenditoriali e sulla propria azienda: la parte di reddito reinvestita nella propria azienda, nella propria attività professionale, nella propria società non viene tassata. Il reddito ordinario percepito dal lavoratore autonomo, dall’imprenditore individuale, dalla società di persone viene tassato al 20%. Soltanto la parte eccedente va in Irpef.

Per le società di capitale, la parte di profitti ordinari reinvestiti nell’azienda non viene tassata. La vigente aliquota Ires si applica solo agli extra-profitti.

E inoltre, bonus per i figli, incentivi per il lavoro femminile attraverso detrazioni fiscali, profonda riforma degli Studi di settore e attenzione particolare all’ambiente,

seguendo il principio della “responsabilità condivisa” e del “chi inquina paga”. L’obiettivo è comprendere nel conto il costo di risorse naturali scarse e non rinnovabili e le emissioni di agenti inquinanti, spostare il carico fiscale dal lavoro alle risorse ambientali utilizzate nei processi produttivi e dai consumi nocivi ai consumi sostenibili.

Sul fronte immigrazione, la proposta è organica e strutturata, e propone un modello alternativo. Per la gestione dei flussi in entrata si investirà su Trattati bilaterali, incrociando tale sforzo con il medesimo sforzo che sta compiendo l’Unione Europea rispetto ai paesi terzi. In secondo luogo, dire ai figli di immigrati chi sono, e precisamente:

bisogna modificare la legge in vigore sulla cittadinanza e prevedere che i figli di genitori stranieri, da alcuni anni residenti nel nostro Paese, che nascono in Italia o che arrivano bambini in Italia, al momento della nascita o quando concludono il primo ciclo scolastico possono essere riconosciuti come cittadini italiani.

Ma ciò non è sufficiente, e perciò

Siamo impegnati a sostenere questo carattere inclusivo, pubblico e universalistico della scuola e a contrastare le gravi politiche del governo. Il primo passo resta l’apprendimento della lingua e della cultura italiana per i bambini e per gli adulti. Per questi ultimi proponiamo un programma nazionale della scuola pubblica in sinergia con il volontariato, le associazioni e le imprese.

Un altro passaggio importante mette (finalmente) in relazione clandestinità e lavoro nero:

Dobbiamo promuovere un patto per la dignità e la legalità del lavoro che combatta lo sfruttamento, il lavoro sommerso e irregolare che colpisce gli italiani e gli immigrati.

Gli strumenti sono l’introduzione del reato di grave sfruttamento del lavoro (caporalato), l’estensione ai lavoratori immigrati degli stessi ammortizzatori sociali previsti per i cittadini italiani, ridurre i tempi per rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno, forme di regolarizzazione ad personam (per evitare la spirale bolla – sanatoria) fondate su requisiti come lavoro, casa, rispetto delle leggi, denuncia di fattispecie criminali legate all’immigrazione, per coloro che compiono atti di rilevanza sociale e umanitaria. Permesso di soggiorno umanitario per chi denuncia i propri sfruttatori; incentivare il rimpatrio volontario degli irregolari (direttiva europea); ingresso per ricerca di lavoro su domanda dei singoli, dietro prestazioni di garanzia da parte del richiedente entro tetti numerici prefissati.

Il Partito Democratico propone, inoltre, di estendere agli immigrati il voto amministrativo, il riconoscimento del diritto all’esercizio della religione musulmana. No al burqa.

Sulla questione Rom:

Dalle persone rom bisogna esigere il rispetto delle regole. Al contempo offrire loro le opportunità di inserimento nella società. A partire dall’obbligo scolastico dei bambini e dal superamento dei campi rom, dannosi sia per loro che per i cittadini italiani. Esistono nel nostro Paese molte esperienze positive di integrazione. L’Unione europea ha messo a disposizione da anni risorse per l’integrazione della comunità rom, che il governo italiano non ha usato.

Nel campo della mobilità, si procede in questa direzione:

Estendere i sistemi tariffari integrati regionali, che permettono ai viaggiatori di usare i diversi mezzi di trasporto regionale con lo stesso titolo di viaggio.

Favorire l’ingresso di operatori privati, italiani e stranieri, le iniziative di partnership o di aggregazione tra operatori sia ferroviari che automobilistici.

Usare molto la ferrovia per le merci sui lunghi spostamenti (con gli incentivi del ferrobonus) e il trasporto su gomma negli altri casi.
Scambiare le merci tra ferro e gomma in grandi e organizzati interporti.
Valorizzare il sistema della portualità e collegarlo con adeguati snodi ferroviari tecnologicamente avanzati, sostenendolo anche attraverso l’autonomia finanziaria.
Rilanciare l’idea vincente delle “autostrade del mare” in connessione con ferro e gomma.
Ridare dignità a lavoratori e aziende dell’autotrasporto mettendoli nelle condizioni di stare sul mercato.

Infine, un ultimo documento è dedicato alla piccola e media impresa. E’ molto denso, e la sua sintesi la trovate qui.

Tutto discutibile, sia chiaro, ma vi sembra poco?

2 pensieri su “Le proposte del Pd per il nord: ciò che i giornali non dicono

  1. Pingback: Oltre il sensazionalismo | un blog per conservarsi

  2. Si vede meno anche perché usa un linguaggio ancora non adeguato, ma ti assicuro che anche il documento sulla scuola (forse l’unico che non hai citato), parla molto al Nord. Lo fa nella misura in cui accetta la sfida del cambiamento e dunque inizia ad interloquire con le famiglie che vivono da queste parti, lo fa dal momento che parla nel modo giusto di istruzione tecnica e professionale, lo fa nel proporre un rapporto totalmente nuovo tra la scuola e il suo territorio, lo fa infine quando sposa pienamente la scelta “regionalista”.

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