Federalismo, così non funziona

Il Senatore Marco Stradiotto (Partito Democratico), membro della Commissione bicamerale per l’attuazione del Federalismo, guarda ai dati. Perché va bene l’ultrapropaganda, ma prima o poi, per fare le riforme, bisogna dare retta anche ai dati. E così, il Federalismo, così come è sul tavolo oggi, non sembra la soluzione di tutti i problemi:

E allora il senatore ha messo a confronto i trasferimenti ai Comuni dallo Stato per quest’anno con la somma dei «gettiti derivanti dalle imposte immobiliari che saranno devolute ai Comuni, più la cedolare secca sugli affitti. Insomma, chi ci guadagna e chi ci perde? Il Veneto, valuta Stradiotto, potrebbe puntare su 257 milioni di euro in più rispetto al miliardo di euro di trasferimenti attuali. Ma attenzione: a ricevere di più sarebbero 270 Comuni veneti, mentre gli altri 310 Comuni avrebbero una minore entrata.

Ed entrando più nel dettaglio scopriamo che

il maggior gettito va a favore delle città capoluogo e dei Comuni turistici, mentre in quasi tutte le province la maggioranza dei Comuni viene danneggiata dal nuovo sistema. In pratica, quei 257 milioni in più si concentrerebbero in una fetta di Comuni solo, tanto che Stradiotto ha calcolato che ben 143, cioè più della metà, si concentrerebbero in soli 17 centri veneti. E tanto per fare esempi eclatanti il Comune veronese di Lazise prenderebbe il 570% in più di soldi, seguito da Rosolina, San Vito di Cadore e Jesolo. Per il Vicentino c’è Gallio subito dietro i primi, e tra i super-beneficiati spuntano Tonezza, Roana e Asiago. Ma c’è l’altra parte della medaglia: il vicentino Pedemonte sarebbe la maglia nera veneta perché perderebbe addirittura il 91% dei suoi fondi attuali (con ovvie “rivoluzioni” e richiesta immediata di annessione al Trentino, fa capire Stradiotto, così come il famoso Comune bellunese di Lamon che perderebbe il 60%). Inoltre, per restare ai vicentini, per Campolongo sul Brenta il salasso sarebbe del 63% e per Zovencedo del 58%.

Il risultato di tutto ciò? Forti differenze tra i comuni,

con la necessità di grandi perequazioni per cui «alla fine non cambierebbe nulla perché quelli che producono di più sarebbero “taglieggiati” tanto per creare un fondo di redistribuzione da girare a chi produce poco»: tutto molto simile a quello che già avviene oggi.

Il dossier elaborato da Stradiotto lo trovate qui.

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