Olona, fiume della vergogna

Il fiume Olona nasce poco a nord di Varese, ne attraversa l’omonima provincia, le città e cittadine dell’Altomilanese, per fare il suo ingresso, infine, a Milano, dove confluisce nel Lambro Meridionale.

Sulle rive del fiume è cresciuta la civiltà, ed il fiume, con la sua energia, è stata la «materia prima» dell’industrializzazione. Le grandi industrie, come i cotonifici, che nella prima metà dell’Ottocento cominciarono la loro attività, e i cui ritmi di lavoro scandivano il ritmo delle vite di tutte le persone qui impiegate. Alle volte di interi paesi.

Ed è proprio la massiccia industrializzazione – abbinata a una scarsa attenzione alle questioni ambientali – delle aree del basso Varesotto e dell’Altomilanese, del triangolo industriale formato da Busto Arsizio, Gallarate e Legnano, che ha restituito all’Olona la fama di «fiume più inquinato d’Italia». Dai tempi del riconoscimento del triste primato tante cose sono cambiate. Le amministrazioni locali hanno promosso la riqualificazione della Valle Olona, la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili, l’organizzazione di giornata dedicate alla Valle.

Quel che non cambia è l’acqua del fiume Olona. Anzi, l’acqua cambia. Quel che non cambia sono i delinquenti che inquinano l’acqua del fiume Olona. Centinaia di pesci che, periodicamente, galleggiano sul filo dell’acqua, banchi di schiuma, zaffate maleodoranti. Per fortuna c’è chi monitora costantemente la situazione, gira dei video e li condivide.

Bene, oramai da alcuni mesi la situazione è la seguente. Siamo a Fagnano Olona: