Cambia l’ecosistema Lega

Stamattina tutto il mondo parla della Lega. Su Facebook, sui giornali locali e nazionali, non si fa altro che parlare del congresso provinciale di Varese della Lega Nord.
Credevo che la Lega avesse toccato il punto più basso con il diktat a Fontana di qualche settimana fa.
Invece, quello era solo l’antipasto di un processo ben peggiore.

Un piccolo riassunto delle puntate precedenti.
Da mesi si racconta della divisione che esiste tra il Cerchio Magico di Reguzzoni, Rosi Mauro, etc. e la corrente dei “maroniti” (alias maroniani) a cui apparterrebbero la maggioranza della militanza e dei dirigenti leghisti.
Una divisione che nessun leghista ammetterà mai, neanche sotto tortura, ma che esiste ed è evidente.

La fase congressuale di Varese segna irrimidiabilmente questa spaccatura. Si presentano tre candidati: il magista Canton, il maronita Tarantino e il rizziano Castiglioni.
Poi arriva il Capo, accompagnato quasi fosse un cherubino da Reguzzoni, e indica in Canton il candidato giusto seppur minoritario.
Ne seguono liti e interviste incredibili. Infine, Tarantino e Castiglioni sono costretti a ritirarsi dopo 5 ore di assedio nella sede milanese della Lega.
Un finale che qualcuno aveva già previsto. Impreviste a molti sono invece i tumulti che ne seguono. Un autorevole dirigente leghista mi confessa prima del ritiro dei candidati alternativi: “Se vengono con un candidato unico, gli tiriamo dietro le sedie”.

Le sedie all’ATA Hotel sono ancorate al terreno probabilmente, ma le parole e le urla ci sono. Qualcuno confessa anche che si passi anche alle mani. Il Capo ad un certo punto lascerebbe con le lacrime agli occhi la sala (così riporta Repubblica). Si urla al golpe.
Le proteste vengono ridimensionati a due facinorosi fascisti: inutile cercare di capire chi siano perchè non esistono. Fa parte della dialettica bossiana indicare in qualcun altro il responsabile delle proprie difficoltà.

Cosa cambia ora?
Fino a ieri nella Lega è sempre esistita una sola corrente, quella di Bossi.
Egli segnava la strategia, la percorreva e la cambiava se del caso.
Non sono mancati i casi di ruvida espulsione per chi non condivideva la linea: pochi degli eretici sono politicamente sopravvisuti.
Questo modo di gestire il partito, unico nel panorama politico italiano, era sempre funzionato perfettamente perchè in ogni caso Bossi sapeva esattamente mediare tra quanto era il sentire dei militanti leghisti e quanto, invece, era imposto dalla “ragion di potere”.

Inutile, dunque, stupirsi oggi del ritiro “spintaneo” dei candidati alternativi e dei modi dittatoriali in cui si esplica la pseudo-democrazia interna leghista.
I modi non sono mai cambiati: ha sempre deciso Bossi.
Il dato nuovo è che oggi Bossi non interpreta più minimamente i sentimenti dei simpatizzanti leghisti. Per questo è nata la rivolta e nei prossimi mesi probabilmente vi saranno altri gesti eclatanti.
Potrebbe succedere di tutto. Anche clamorosi cambiamenti.

Andrea Civati – anche – per On the Nord

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Informazioni su andreacivati

Sono nato l’8 gennaio 1986. Laureato in Giurisprudenza presso l'Università Bocconi, lavoro in uno studio legale di Milano. Dal 2011 sono Consigliere Comunale di Varese, tra i più votati candidati del Partito Democratico. Mi occupo di urbanistica, consumo di suolo e trasporto locale. Faccio politica perchè mi piace e perchè detesto l'espressione "sono tutti uguali".

Un pensiero su “Cambia l’ecosistema Lega

  1. Speriamo che si spacchino, piuttosto.
    Anche she già me l’immagino l’Enrico Letta di turno che dice: “speriamo che prevalga l’ala responsabile della Lega” (i.e. Maroni).

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