Lombardia più ricca d’Europa? Una leggenda

Riportiamo integralmente – titolo compreso – da LaVoce.info l’articolo di Federico Fontolan.

È quasi un luogo comune dire che la Lombardia è l’area più ricca d’Europa. E se si guarda al Pil complessivo effettivamente la Regione si colloca al sesto posto nell’Unione. Ma per comprendere la reale ricchezza di un territorio è più corretto il riferimento al Pil pro-capite e qui la situazione cambia perché la Lombardia si ritrova al ventinovesimo posto. I dati peggiorano ancora se si considera l’andamento negli ultimi dieci anni. E lo stesso ragionamento si può fare, a livello di ripartizioni, per il Centro-Nord nel suo insieme.

Capita di frequente, nelle trasmissioni radiotelevisive, di sentire magnificare le sorti della Lombardia, “regione più ricca d’Europa”. (1) L’affermazione, data per buona da conduttori e altri ospiti in studio, è spesso utilizzata in antitesi all’andamento dell’economia italiana nel suo complesso, come a suggerire che alcune regioni – e i loro governanti – riescono a ottenere performance elevate e addirittura superiori a quelle delle più avanzate regioni europee.

PIL COMPLESSIVO E PRO-CAPITE

C’è un discrimine fondamentale, che concorre a cambiare completamente il quadro finale. Se consideriamo il Pilprodotto in termini assoluti, la Lombardia figura tra le prime regioni europee (ma non la prima: nel 2008 era al sesto posto).

Figura 1: Regioni europee – Pil a prezzi correnti – Milioni di euro Pps – Anni 1997-2008

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat.

Tuttavia, questa misura è perlomeno incompleta, perché non tiene conto della diversa dimensione demografica delle regioni considerate. Una misura più adatta a comprendere la reale dimensione della ricchezza di un territorio è il Pil pro-capite, che soppesando il Pil per il numero di abitanti aiuta a capire quanto reddito abbiano a disposizione gli abitanti della regione considerata.
Utilizzando il Pil pro-capite, la situazione della Lombardia cambia drasticamente: dal sesto al ventinovesimo posto. (2) Il Pil pro-capite lombardo al 2008, infatti, è superiore a quello della media Unione Europea (134 per cento), ma ben inferiore ai valori delle più sviluppate regioni europee (tabella 1).

Tabella 1: Prime 20 regioni europee per Pil pro-capite in % della media Ue – Pps – Anno 2008

Posizione Regione % su media UE
1 Inner London 343
2 Luxembourg 279
3 Région de Bruxelles-Capitale 216
4 Groningen 198
5 Hamburg 188
6 Praha 172
7 Île de France 168
8 Bratislavský kraj 167
9 Stockholm 167
10 Wien 163
11 Oberbayern 162
12 Bremen 158
13 Utrecht 157
14 North Eastern Scotland 157
15 Darmstadt 156
16 Berkshire, Buckinghamshire and Oxfordshire 154
17 Hovedstaden 152
18 Noord-Holland 152
19 Southern and Eastern 148
20 Åland 145
29 Lombardia 134

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

L’ANDAMENTO NEGLI ULTIMI DIECI ANNI

Il dato appare ancora più negativo se si osserva l’andamento degli ultimi dieci anni. Nel 1997 il Pil pro-capite della Lombardia era pari al 161 per cento della media Unione Europea, collocando la regione all’undicesimo posto in Europa. Il calo del Pil pro-capite in percentuale della media Ue non deriva tanto da un’uniforme diffusione del benessere in grado di colmare i divari economici all’interno del territorio europeo, quanto da un rallentamento dell’economia lombarda in relazione alle altre regioni.
Questa affermazione è confermata non solo dalla riduzione del Pil pro-capite in percentuale della media europea, con conseguente scivolamento in classifica, ma anche dall’andamento delle altre regioni che nel 1997 avevano livelli di reddito simili a quelli lombardi.
Abbiamo considerato, in figura 2, le regioni che, come la Lombardia, nel 1997 avevano un Pil pro-capite compreso tra il 170 e il 150 per cento della media europea, quindi tutte regioni altamente sviluppate. Hanno seguito tutte lo stesso percorso di sviluppo? Evidentemente no. Delle sette regioni considerate, a distanza di un decennio solo una fa registrare un livello di Pil pro-capite inferiore a quello lombardo: l’Emilia-Romagna. Le altre mantengono la propria posizione (Brema, Utrecht), la migliorano (Groningen) o registrano uno scivolamento inferiore a quello lombardo (Stuttgart, Bolzano).

Figura 2: Regioni UE selezionate – PIL pro-capite in % della media UE – PPS – Anni 1997-2008

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

CENTRO-NORD IN AFFANNO

Un ragionamento simile vale a livello di ripartizioni. L’affermazione che il Centro-Nord è la regione più ricca d’Europa, o una delle più ricche, non è del tutto vera. (3) Certo, se si aggregano i dati delle tre ripartizioni italiane più ricche e si confronta questo dato con quello nazionale tedesco, francese o britannico, il risultato italiano appare il migliore. Tuttavia, è poco corretto confrontare i dati relativi alle ripartizioni con i dati nazionali.
Più corretto sarebbe confrontare i dati riferiti alle medesime unità territoriali statistiche (Nuts), così come definite da Eurostat. È possibile, quindi, confrontare tra loro tutti i territori dell’Unione Europea corrispondenti alle nostre ripartizioni (livello Nuts 1).
Osservando questi dati, ne emerge un andamento del tutto simile a quello della Lombardia. A livello assoluto, infatti, il Pil delle ripartizioni Nord-Ovest e Nord-Est è tra i più elevati in Europa (rispettivamente terzo e settimo posto nel 2008). A livello pro-capite, però, la posizione delle due ripartizioni è molto peggiore, collocandole rispettivamente al ventesimo e ventunesimo posto.
Anche in questo caso, significativo è il trend degli ultimi dieci anni. Nel 1997 le ripartizioni Nord-Ovest e Nord-Est occupavano il settimo e ottavo posto in Europa, con un Pil pro-capite pari al 148 e al 146 per cento della media europea, mentre oggi sono scese al 126 e 124 per cento (figura 3). Nessuna tra le ripartizioni europee che nel 1997 si trovavano in una posizione simile a quella del Nord Italia ha seguito lo stesso andamento negativo.

Figura 3: Ripartizioni europee (Nuts 2) – Pil pro-capite in % della media Ue – Pps – Anni 1997-2008

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

(1) Da ultimo, il senatore Cantoni a L’Infedele del 25 aprile scorso.
(2) Pil pro-capite misurato in parità di potere d’acquisto.
(3)Ministro Tremonti in varie occasioni, tra cui Annozero dell’11 marzo scorso e discorso all’università di Brescia.

35 pensieri su “Lombardia più ricca d’Europa? Una leggenda

  1. Basta leggere i commenti all’articolo della Voce, sul loro sito, per capire che l’articolista ha fatto una comparazione che non sta in piedi.
    Il che non significa che vada tutto bene, però non prendiamoci nemmeno in giro.
    E poi, se anche volessimo fingere che il confronto sia pertinente, non potremmo far altro che prendere atto di una cosa: che l’unità d’Italia fa male, molto male alla nostra Regione. E che la colpa dello stato di sudditanza politico-fiscale in cui ci troviamo è di tutti, della destra lombarda, della sinistra lombarda, della Lega Lombarda.
    Spero un giorno, non troppo lontano, di leggere su questo sito, che peraltro gode della mia stima, una chiara autocritica da parte dei militanti di sinistra che ci scrivono, in merito alla incapacità della Lombardia (sinistra inclusa) di farsi rispettare per davvero nel contesto unitario italiano.

    Non si può limitarsi a raffigurare l’Alberto da Giussano con lo spadone moscio. Bisogna anche che voi ammettiate di non avercelo nemmeno lo spadone, e neppure uno spadino. Siete come Ken della Barbie, belli fuori, ma senza palle.
    Lo dico bonariamente, come al solito, ma se ci pensate le cose stanno così.
    Se dedicaste un decimo dello spazio che utilizzate per gridare al rischio mafiosizzazione della Lombardia, al diritto della nostra stessa Regione a trattenere sul proprio territorio molte più tasse di quanto non accada oggi, fareste un servizio decisamente migliore alla causa del progresso lombardo. Nell’interesse innanzitutto dei lavoratori
    e delle lavoratrici che affollano la nostra Regione, nell’interesse dei cassintegrati, dei nuovi lombardi, delle persone che abitano nei quartieri meno agiati, nell’interesse del welfare lombardo, da sempre all’avanguardia e tuttavia sotto stress da troppo tempo, a causa delle politiche predatorie dello stato centrale (destra o sinistra al governo di Roma non cambia nulla).

    Forse questo mio appello vi sembrerà anomalo, dato che in politica si tende a confrontarsi con il coltello fra i denti. Ma questo spazio grazie a Dio (e a chi lo gestisce…) è diverso. Qui ci si parla con franchezza e senza troppi preconcetti. E allora, se voi dite che la lotta alla mafia, per esempio, si fa cominciando a non negare il pericolo e a ribadirlo in ogni contesto, e sono perfettamente d’accordo, come mai non capite che il depauperamento della nostra Lombardia, a causa delle politiche predatorie dello stato italiano, a causa del parassitismo meridionale ormai conclamato, a causa della normazione spesso folle e ipertrofica prodotta dallo stato, a causa dei livelli di prelievo fiscale del tutto ingiustificabili in confronto ai servizi ottenuti, come mai non capite che il depauperamento della nostra Lombardia, dicevo, non può più essere trattato come argomento da rivalsa per dire “avete visto che la Lega e Berlusca non son buoni di portare più soldi dove prendono i voti?”. Come mai non capite che le cause di questo depauperamento, che vi ho appena elencato, SONO la priorità dell’azione politica di chiunque si ponga come possibile alternativa politica?

    Volete farci morire formigoniani, o bossiani?
    Ce la date una cazzo di alternativa depurata dai soliti moralismi e tafazzismi?
    (del tipo “la solidarietà al Sud non si tocca”, “il tricolore è sacro”, “il Nord egoista”, “siamo tutti mafiosi” e cazzate varie)
    Nell’attesa, un cordiale saluto separatista lombardo dal vostro amico Alessandro Storti

    • Per quanto mi riguarda, io tra le cause della “depauperizzazione” della mia Regione segnalo innanzitutto gli sprechi (tantissimi), le attività male gestite (vedi Expo, per fare un grande esempio), tutti i modelli di clientelismo e nepotismo presenti (superiori, in questo momento, a quelli delle regioni del Sud). Tutte cose cresciute a livello esponenziale con la Lombardia Formigoniana-Bossiana. E se non diamo una correzione di rotta, tutte queste le piangeremo amaramente un domani. Altro che unità d’Italia o centralismo…

      • Attenzione a non confondere la gestione pubblica e gli sprechi con la libertà d’impresa.
        Penso che l’articolo de “la Voce” dica e non dica, condivido alcuni commenti apparsi sul sito sotto l’articolo in questione ma bisognerebbe ricordare che (poco tempo fa) propio su onthenord
        si parlava di:http://www.linkiesta.it/lombardia-emilia-e-veneto-pagano-tutti.
        Penso che tra tasse alte, sprechi nella gestione pubblica e declino economico vi sia assolutamente una correlazione (Italia unita o no), la Lombardia (e il Nord) avrebbe molte più possibilità di sviluppo qualora determinate “deficenze” del sistema venissero meno Italia unita o meno.

        Pochi giorni fa http://www.oilproject.org/ ha organizzato un incontro on line con Michele Boldrin (NoisefromAmerika) in cui spiegava le cause della disoccupazione giovanile (alta ) in Italia e più in generale faceva alcune considerazioni sul nostro Paese, qualora aveste tempo consiglio la visione:
        http://www.oilproject.org/lezione/politica-economica-la-disoccupazione-giovanile-in-italia-come-uscirne-687.html

      • Sì ciao Pino, ciao…

        p.s. quando dici che in Lombardia il nepotismo e il clientelismo sono superiori a quelli del Sud non sai di cosa parli. La sola Calabria vive pressoché esclusivamente di politica e di fondi/sussidi pubblici (cioè soldi nostri, anche tuoi), immaginerai gestiti secondo criteri non proprio trasparenti…
        Vogliamo parlare delle varie statistiche che mettono la Lombardia in testa (o ai primi posti) per qualità del servizio sanitario, assenza di debito pensionistico, minore disoccupazione, maggior produttività, maggior tasso di accoglienza (e anche di presenza di lombardi-non-italiani, che già di per sè la dice lunghissima sugli strepiti vuoti sul presunto “egoismo” lombardo) ecc. ecc.?
        Il tuo problema Pino (ma non è solo tuo, ahimè), è che tu pensi che l’apparato pubblico locale in Lombardia sia tutto e che da esso tutto dipenda, nemmeno fossimo in Campania (dove, al contrario che da noi, Regione e Comune sono i primi datori di lavoro in termini numerici). Poi pensi che formigoniani e leghisti facciano schifo a prescindere, e quindi pensi che la loro azione di governo sia la peggiore possibile, cosa che non è vera come dimostrano le classifiche specifiche sui livelli di efficienza degli enti locali.
        Tu dai la priorità alla rimozione di una coalizione di governo (la pagliuzza) ma non hai evidentemente nulla da dire sui 40/50 miliardi di Euro che annualmente lasciano la nostra Regione e non tornano più (la trave). Peraltro, ritenendo, come hai detto in un’altra occasione (vado a memoria), che troppi soldi alla Regione genererebbero rischi di ulteriori sprechi (rischio presunto e tutto da dimostrare… magari pagheremmo meno tasse tutti, ad esempio, noi lombardi), fingi di non sapere che quella montagna di soldi già oggi finisce in notori e ripetuti sprechi nel Lazio-Mezzogiorno, nonché in finanziamenti nemmeno troppo occulti alle mafie (rischio accertato e continuato).

        In poche parole, non solo sei partigiano, ma hai proprio le fette di soppressata sugli occhi. Almeno mettiti quelle di salame, che è meglio. O forse odi la Lombardia per il fatto che è una Regione “ricca”, ma non ti rendi nemmeno lontanamente conto che questa ricchezza non nasce dal petrolio, nè dalla finanza del riciclaggio alla lussemburghese (cioè da rendite, dirette o indirette): questa ricchezza nasce dal sudore dei lavoratori lombardi, dipendenti e autonomi. Punto.
        Quando avrai voglia di vedere la realtà in modo un pochino più oggettivo e realistico, sono sempre pronto a discutere.
        Buona giornata,
        Alessandro

      • Senti caro, nessuno può negare né il paciugo dell’Expo, né qualche caso di clientelismo, malaffare, infiltrazioni mafiose, ecc.

        Però non puoi neppure prescindere completamente dalla realtà. E, francamente, dire che il clientelismo è più forte il Lombardia che non nel Mezzogiorno è una boiata di dimensioni colossali. Se non altro perchè qui le possibilità di trovare un lavoro senza ricorrere allo scambio posto pubblico/voto sono enormemente superiori che non al Sud.

        La propaganda è legittima, ma quel che dici è più o meno sullo stesso livello del daghel al comunista di berlusconi: un’idiozia senza fondamento.

        daniele,milano

    • Elezioni politiche 2008, Lombardia:
      PD 28%, Veltroni 32%, PDL 34%, LN 21%, Berlusconi 55%.

      Silvio Berlusconi, a capo del PdL, primo ministro in carica della Repubblica Italiana, nato a MILANO da Luigi e Rosa Bossi, MILANESI. Inizia e sviluppa la sua attività imprenditoriale a MILANO, ora vive ad ARCORE (MB). E’ presidente della storica squadra di calcio AC Milan di MILANO.
      Umberto Bossi, a capo della LN, nasce a CASSAGO MAGNAGO (VA). Ha lavorato presso l’ACI di VARESE, per poi “studiare” medicina e chirurgia all’Università di PAVIA. Fonda la Lega LOMBARDA. Vive a GEMONIO (VA) e va in vacanza a PONTE DI LEGNO (BS).
      Giulio Tremonti, ministro delle Finanze, nasce a SONDRIO e si laurea a PAVIA, dove è attualmente professore ordinario.

      Tutto questo per chiedere una curiosità: ma vai mai a rompere anche nei siti del PdL e Lega Nord, a dire che la Lombardia non è adeguatamente rappresentata nello Stato italiano e che si devono dare una svegliata?

      • Non credo che i miei interventi consistanto nel “rompere”, caro Valerio.
        Quanto ai siti PdL e LegaNord, preferisco scrivere su quelli dove mi sembra di trovare persone un po’ più acculturate e forse persino un po’ più intelligenti (senza offesa per elettori e militanti PdL-LegaNord).
        Adesso toglimi tu una curiosità: come curi la tua sindrome bipolare (e non mi riferisco certo al bipolarismo politico)? Mi sembra che i farmaci non facciano il dovuto effetto…

        In ogni caso, ti consiglio l’ascolto della lunga suite “Six degrees of inner turbulence” dei DreamTheater, magari nella splendida versione live per il ventennale. Sicuramente ci troverai qualche riferimento al tuo caso.

        I miei ossequi Mr.Hide,
        Dottor Jack Hill

  2. L’hai detto tu Alessandro: “questa ricchezza nasce dal sudore dei lavoratori lombardi, dipendenti e autonomi. Punto”.
    E appunto, dico anche io.

    • E certo, quindi cosa facciamo? Continuiamo a mandarne gran parte ai mafiosi e ai loro amici che controllano buona parte delle amministrazioni del Lazio-Mezzogiorno, invece di tenerceli qui come fossero il nostro petrolio (in stile scandinavo)?
      Poi, altro che avere i soldi per pagarci le pensioni nel 2050 e per un welfare che permetta ai nostri figli di godere di un minimo di garanzie. Finiremo come i greci, per colpa dei magnagreci-grecichemagnano.
      Il tempo delle scelte si avvicina. Come dice Guadagnini in Veneto, Repubblica Lombarda è meglio di Regione Lombardia, prima lo capiamo meglio è. Meglio stare meglio, no? Per davvero però, quindi meglio l’indipendenza.

      Cordialmente,
      Alessandro

      • Vedi Alessandro: tu dici che la Lombardia è nelle prime posizioni delle varie classifiche, poi però che l’unità d’Italia fa male alla Lombardia. Me se è è nelle prime posizioni, vuol dire che male non sta… Oppure, la verità è che in effetti sta male e che nelle varie classifiche che tu citi non è proprio ai primi posti come affermi.
        I mafiosi, poi, come fanno a vincere appalti, infiltrarsi nelle amministrazioni? I casi sono 2: o i politici che devono controllare dormono, o sono dei perfetti cretini. Però forse c’è anche una terza possibilità: tu che dici?
        E l’unità d’Italia ha fatto proprio così male alla Lombardia? Secondo me anni e anni fa la Lombardia grazie all’Italia ed agli italiani è cresciuta, eccome se è cresciuta. Poi, adesso sbocchi interni non ce ne sono, e allora, vista la crisi, stacchiamoci.
        Certo, il problema delle tasse c’è: ma più che il fatto che si pagano troppe tasse, è che queste tasse (e qui ti do ragione) alla fine vanno tutte sprecate. A livello nazionale, ma anche locale. Faccio l’esempio di Varese: funicolare costata circa 1,5 milioni di euro, non ha mai funzionato e perde ogni anno mezzo milione di euro (stando chiusa); progetto di linea trambus, iniziato e mai finito, con una spesa di circa 2 milioni di euro; una municipalizzata le cui poltrone sono distribuite per amicizie e parentele, con perdita di mezzo milione di euro l’anno, ecc. ecc. Fosse successo in Calabria o in Campania, sai i clamori. Invece accade in provincia di Varese, l’Irpinia del Nord.

      • Pino, un appunto la Lombardia era sulla via dello sviluppo anche prima della fondazione del regno d’Italia.
        All’epoca i lombardi si lamentavano della poca libertà economica, delle tasse e dell’impossibilità di commerciare con realtà limitrofi (sbocchi naturali come la Liguria) per via dei dazi.
        Ma la Lombardia aveva già imboccato la strada per lo sviluppo,
        con il regno d’Italia grazie alle politiche dirigiste di fine ‘800 la corsa continuò ma dire che la Lombardia si è sviluppata grazie all’unità d’Italia non è vero.
        Se l’Italia si fermava a Firenze sarebbe stato meglio per tutti (forse) .

  3. @ Luca

    mi permetto solo di osservare che il tuo inciso “Italia unita o meno”, a mio parere, non è corretto. Mi spiego: i problemi dello stato italiano (eccessiva tassazione a fronte di servizi di livello basso o pessimo, normazione ipertrofica, settore pubblico abnorme, sprechi diffusi con livelli patologici nel Lazio-Mezzogiorno, inquinamento mafioso ed elevata corruzione) sono un portato diretto dell’unità, soprattutto alle condizioni in cui essa è stata fatta e gestita, con il disastro del trasferimento a Roma della capitale -un vero crimine politico-.
    Lo dimostra il fatto che già oltre un secolo fa, ai tempi del movimento politico secessionista per lo Stato di Milano, non a caso animato fra gli altri dai socialisti, le critiche allo stato unitario erano le stesse, identiche e precise.

    Concordo con molte tue osservazioni e rispetto il tuo scetticismo sulle posizioni indipendentiste, ma ti faccio rilevare che esse non sono frutto di nostalgie identitarie d’accatto, bensì logica conseguenza dell’osservazione dei fatti, di quelli consegnatici dalla storia moderna e contemporanea e di quelli economici raccontati quotidianamente dagli studi statistici. La decostruzione dell’unità statuale italiana non è in agenda per domani, ma non è nemmeno un evento puramente teorico: è una necessità verso cui ci muoviamo a larghi passi, avendo come sola alternativa il baratro di una Magna Grecia -e con questa espressione mi riferisco proprio ad una Super Grecia, al cui confronto i riots ateniesi sembreranno sciocchezzuole da stadio-

    Con stima,
    Alessandro

    • Quando scrivo Italia unita o meno intendo dire che una Lombardia indipendente o un Nord-Est indipendente potrebbero risolvere alcuni problemi
      ma il “basso livello” raggiunto dai rappresentanti è secondo me frutto del basso livello di consapevolezza politica dei cittadini (o sudditi? persino Miglio chiamava i padani capre) quindi in una Lombardia stato e in una repubblica veneta si riproporrebbero, a mio avviso, determinati comportamenti dei cittadini e dei loro presunti rappresentanti.
      L’unità (così viene chiamata ma non ho idea di che significa) d’Italia venne fatta male, è continuata peggio e sarebbe meglio sorvolare per quanto riguarda il presente ma partendo da un punto preciso ossia “l’oggi” è possibile
      cercare di rimediare? secondo me si, con il “Federalismo” cosa mai proposta seriamente e intelligentemente da nessuno finora, nessuno in Italia (e nemmeno in Veneto, Lombardia e altre regioni) sa cos’è il federalismo.
      Qualora fallisse un tentativo “serio” del genere allora avrebbe senso la creazione di uno stato del nord Italia e uno del sud poichè sarebbe conveniente, a questo punto, una “diversificazione estrema” (2 stati diversi e sovrani legati da vincoli e accordi internazionali).
      Ma finora il federalismo è stato e riamane una banderuola confuso con autonomia, devolution ecc usato solo per rabbonire un popolo di pecoroni
      per i quali significa solamente la favola meno tasse, ecco per una cosa si è uniti dalla Sicilia al Tirolo : farsi prendere per i fondelli e non saper minimamente creare qualcosa che possa cambiare radicalmente le cose .
      Dopo un vero fallimento per quanto riguarda la “cura” allora sarebbe legittimo e giusto che una popolazione convinta e cosciente decida di darsi regole diverse quindi uno stato diverso.

  4. Un esempio, sempre per la rubrica OnTheSouth:
    http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/politica/elezioni2011/notizie/-stop-demolizioni-fino-dicembre-190628510414.shtml

    Osservazioni:
    – Berlusconi è il solito furbetto privo di morale (e vabbeh, sai la novità)
    – il candidato PDL Lettieri è il solito furbastro meridionale, che pretende soldi statali (cioè nostri lombardo-veneti-emiliani) per risolvere il casino rifiuti che è frutto solo ed esclusivamente dell’amoralità di quella città e di ampia parte di quella regione
    – la Lega prova a mettere giustamente i puntini sulle “i”, ma non avrà il coraggio di spingere il pedale a fondo, perchè dall’altra parte, invece di una sponda, trova come al solito giudizi moralistici…
    – …e infatti, amaris in fundo, il candidato PD Morcone cosa dice? dapprima che è uno schifo e una vergogna, poi, però, da altro furbastro meridionale, dice che adesso li rivogliono indietro i soldi che il federalismo leghista gli ha tolto, e pure altri in aggiunta…
    …eh già, perchè notoriamente il federalismo doveva servire per aumentare le dotazioni al Sud, mica per riportare un po’ più di soldi dove vengono prodotti (da noi al Nord) e costringere il Sud a sprecare un po’ di meno, non sia mai!

    Cari amici di OnTheNord, quando il vostro partito di riferimento (PD) fa i manifesti che prendono per il culo la Lega e i fondi straordinari per Catania e dintorni, non dovrebbe mettere almeno una postillina per bastonare i propri peones meridionali che quei soldi li approvano nei fatti e li pretendono con i voti paralmentari, perchè sono pure loro artefici di un sistema di sprechi sistematici (a Napoli governa il PD da una vita)?

    • Ciao Ale,
      …beh ma in Emilia chi comanda? Non comanda il PD? Qui esiste un problema storico in Italia così come lo è stato in Germania e che quest’ultimi hanno risolto, prendendo una Germania dell’est conciata ben peggio di quello che era l’Italia meridionale…
      Non darei la colpa agli abitanti, la darei chi ha governato e sta governando l’Italia…
      Se dovessimo tirare una riga mi sapete dire cosa hanno portato di buono i nostri politici negli ultimi 10-15 anni??? dove era l’Italia 10-15 anni fa dal punto di vista di ricchezza???Inghilterra, Germnania e Francia in Europa sono come 10-15 anni fa!!! Noi in Italia…sempre più giù…Grazie ai nostri ridicoli politici che continuano a prendere voti ed a promettere…

  5. L’articolo de Lavoce.info statisticamente non alcun senso. Åland ha 28mila abitanti. Allora non capoisco perché non inserire Basiglio, che ne ha 8.000 e ha un reddito procapite di 52.000 euro, direi più alto del Lussmeburgo. Probabilmnte se scendessimo ance sotto la scala comunale, potremmo prendere una villa nella Birianza in cui il reddito pro capite dell’unico residente è di 23 milioni di euro.

    Se vogliamo tenerla buona ‘sta classifica un po’ pagliaccesca, allora farei notare come – a parte Île de France con i suoi 11 milioni di abitanti – nella classifica non ci sia una sola regione che si possa definire tale. Dunque la Lombardia – secondo il fantasioso articolista – è la seconda regione più ricca d’Europa dopo quella di Parigi, davanti quindi a tutte le altre.

    L’unica cosa vera che dice l’ariticolo è quando parla di dinamica della crescita – inferiore alla media – e dunque alla progressiva perdita di posizioni. Su questo ci sarebbe molto da dire e tra le altre cose, anche quella che dice Alessandro: non c’è una sola regione europea che sia costretta a cedere in “solidarietà nazionale” una quota di PIL così rilevante quanto quella che cede la Lombardia. Tradotto in crescita, significa privarsi della possibilità di attuare quelle politiche (infrastrutture, incentivi, detassazioni, efficientamento della PA, ricerca, istruzione, ecc.) che servono proporio per mantenere e possibilmente accrescere la propria competitività. In prospettiva significa smettere di crescere, impoverirsi e quindi anche di cedere quote di PIL in “solidarietà”.

    daniele,milano

    • L’articolista utilizza la suddivisione NUTS 2 di Eurostat.
      Cioé questa: NUTS 2
      Le isole Aland costituiscono una suddivisione NUTS 1 per il semplice fatto che hanno un regime economico speciale. Ad esempio nelle isole Aland non si applica la normativa europea sull’IVA, non si applica il Trattato di Schengen e gli stranieri non possono comprare liberamente proprietà sulle isole. Ciò fa delle isole una regione economicamente speciale da trattare separatamente, nonostante la popolazione ridotta.

      • Allo stesso modo quando si confrontano le Regioni italiane, si mette la Lombardia e la Valle d’Aosta sullo stesso piano, perché comunque esse hanno legislazioni regionali differenti.

        Comunque sia, mentre la classifica in un dato anno può essere fuorviante (nel senso che piccole regioni a statuto speciale possono essere favorite su grandi regioni industriali), gli andamenti sui diversi anni invece non lo sono: sono indipendenti da quanto grandi sono le regioni statistiche utilizzate da Eurostat. Se una Regione perde colpi rispetto alle altre Regioni, piccole o grandi che siano, perde colpi. Fine.

      • Infine, come già detto questi dati sono molto dibattuti.
        E ciò che va considerato è che non è la Lombardia quella che negli ultimi dieci anni perde colpi rispetto a Londra, il circondario di Stoccarda o le isole Aland. E’ l’Italia nel suo complesso, che perde colpi. Dall’Alpe a Sicilia.

      • Aland sono l’esempio-limite. Ma anche il confronto tra Lombardia (o l’Île de France) e Groningen – per farne un altro – è poco pertinente: stiamo parlando di una realtà che praticamente corrisponde al centro di Milano (dove suppongo che il pro capite sia estrememente più alto di quello medio lombardo).
        Il punto resta sempre questo: tolta l’Île de France, nella classifica non c’è una sola area che sia – quanto meno per dimensioni demografiche – vagamente paragonabile alla Lombardia. E’ davvero come dire che il pro capite di Basiglio (Comune di 8.000 abitanti) è più alto del pro capite del Lussemburgo (Stato di 400 mila abitanti) per non dire del Baden-Württemberg (Land di 10,7 milioni di abitanti): semplicemente non ha senso, NUTS o non NUTS.

        Anche l’equazione tra reddito e ricchezza, potrebbe essere discussa. perché la ricchezza è fatta di reddito ma anche di patrimonio. E notoriamente le famiglie italiane sono (di garn lunga) le più patrimonializzate del mondo dopo quelle giapponesi. Se guadagni 800 aeuro al mese ma vivi in un castesslo di tua proprietà, avrai pure un reddito basso, ma sei ricchissimo, per dire.

        Quiello che invece è inconfutabilmente vero è che la Lombardia, come l’Italia, perdono posizioni da anni. Ma, per onestà, andrebbe anche detto che la Lombardia, differentemente dall’Italia, perde posizioni perch caccia 50 miliardi di euro all’anno (circa il 15% del suo PIL) in “solidarietà nazionale” (residuo fiscale). Una percentuale che non ha neppure lontanamente paragone in Europa (la Baviera, se non sbaglio, sta intorno al 3,5%) e trova qualche analogia solo in Italia con Veneto ed Emilia (entrambe intorno al 10%). E’ evidente che se depauperi un territorio con prelievi di queste dimensioni, quel territorio non può attuare politiche di crescita e prima o poi si ferma. A me pare già un miracolo che stia ancora in piedi.
        Anche le dinamiche del PIL tra Lombardia (o Veneto o Emilia) e altre regioni d’Italia sono piuttosto incongure. Perché il PIL della Lombardia è PIL in larghissima parte “reale” (cioè generato da attività produttive) mentre quello di altre regioni (prevalentemente del Sud) è PIL in larga parte “derivato” cioè generato da risorse pubbliche, cioè da risdorse sottratte a chi genera ricchezza e devolute per attività (quando fuznionano, e non è una precisazione supreflua) indispensabili alla produzione ma che non genmerano direttamente valore aggiunto (quando non funzionano, come spesso è al Sud, sono invece attività parassitarie). Se tu privi il territorio di risorse e non costruisci infrastrutture, tagli i servizi, non modernizzi la PA, non incentivi produzioni, non investi in ricerca, non qualifichi l’istruzione e la formazione, eccetera, come cavolo fai a pretendere che quel territorio continui a crescere? L’effetto depressivo sulla crescita di un prelievo così gigantesco quale è quello cui è sottoposta la Lombardia (e il veneto e l’Emilia) rispetto a regioni comparabili in Europa mi pare un’evidenza statistica.
        Per questo è ancor più stupefacente che nella classifica farlocca de Lavoce.info ci sia solo l’Île de France davanti alla Lombardia e non anche Catalunya, Rhône-Alpes, Bayern, Baden-Württemberg, eccetera. Significa che la Lombardia dispone di una capacità di generazione di ricchezza e di resistenza che ha francamente dell’incredibile. Siccome questa capacità e questa resistenza è anche quella che fa sì che la Lombardia contribuisca più di ogni altra regione italiana (e non parliamo neppure dell’Europa) a tenere in piedi la baracca-Italia, ongi tanto sarebbe anche opportuno:
        a) riconoscere questo ruolo della Lombardia;
        b) sputare un po’ meno nel piatto in cui si mangia
        c) porsi il problea di come operare affinché questo ricchissimo piatto da cui mangiano tutti non si svuoti.
        Perché se il piatto si svuota, se la vacca stramazza, non è solo un problema per la Lombardia o per i Lombardia: è il paese che va giù come una pera cotta. E in quel caso, forse la Lombardia avrebbe ancora qualche forza residua per salvarsi, la Calabria e altre regioni temo proprio di No.

        daniele,milano

        daniele,milano

      • I grafici di Lusiani sono sempre ben colorati.
        Però quello che vedo io è che, sebbene il Sud sia più indietro, gli andamenti siano perfettamente speculari. (Tra l’altro se Lusiani spiega il “picco” del 2001 con un possibile cambio dei parametri effettuato da Istat in quell’anno, ciò non spiega la stagnazione nei dieci anni successivi).
        Se hai interpetato diversamente i grafici (o non li ho capiti io), spiegalo.

        Infine ricordo questo articolo:

        Nord e Sud, il paradosso della crescita


        che spiega come il Sud, in questo ultimo quindicennio, sia cresciuto di più del Nord.

      • Non li ho interpretati diversamente i dati, concordo sul fatto del declino di tutta l’Italia ma, penso, se il nord va in malora il sud crollerebbe .
        Sul post vecchio Ricolfi da Giannino (dovrebbe esserci il podcast, 9 in punto la versione di Oscar) disse che il sud è cresciuto maggiormente sopratutto grazie ad una “autoriduzione delle tasse” se poi ci mettiamo i trasferimenti e il sostegno al pil pro capite del sud vediamo che la parte che, a mio parere, è stata maggiormente danneggiata è il nord e la sua economia.

  6. @alessandro
    ma che farmaci e farmaci che non funzionano.
    quelli funzionerebbero, anche. è che a me non me li passano.
    e poi le strade dritte le ho sempre trovate noiose.

    • Il problema è che a forza di prendere strade non-dritte arriverai a sostenere (giustamente) la secessione veneta quando Venezia sarà sott’acqua (che Dio la protegga).
      Fidati, te lo dice uno che di cognome fa Storti.
      Buona camminata, comunque!

    • Ecco, ti replico qua perchè sei andato a parare proprio dove immaginavo, ovvero la famosa “manodopera del Sud” (che ovviamente, secondo la vulgata comune, viene descritta come se fosse stat sfruttata manco ci fosse la schiavitù in stile Old South e la capanna dello Zio Tom e via dicendo… vabeh, andiamo oltre…)

      Dunque, di solito l’argomentazione pro-unità procede su tre canali paralleli:
      1) lo stato italiano ha direttamente sovvenzionato gli industriali del Nord, che senza quegli aiuti non sarebbero potuti crescere;
      2) la manodopera abbondante del Sud ha permesso alle industrie del Nord di crescere;
      3) il mercato interno (leggasi: i consumatori del Sud) hanno permesso alle industrie del Nord di avere uno sbocco di massa.
      Le mie risposte:
      1-innanzitutto è ben difficile che le sovvenzioni alle industrie possano anche soltanto lontanamente avvicinarsi a quelle all’intero corpo elettorale del Sud, che già nei primi decenni dopo l’unità godeva di assunzioni clientelari e massive; in secondo luogo è di tutta evidenza che, trattandosi di sovvenzioni pagate con le tasse lombardo-venete, gli industriali lombardo-veneti ne avrebbero comunque potuto beneficiare anche senza unità d’italia (al massimo potremmo prendercela con gli industriali piemontesi…);
      2-i meridionali sono emigrati ovunque e in massa, ben al di là dei confini di stato; cosa avrebbe loro impedito di “emigrare” da un ipotetico stato del Sud a quello del Nord? Al massimo, un’eventuale parziale carenza di manodopera da noi avrebbe generato delocalizzazioni ante litteram proprio nel Sud, che sarebbe stato meno mafioso, meno parassitario e quindi più adatto ad accogliere imprese lombardo-venete per far crescere un proprio tessuto industriale vero e non finto;
      3-questa potrebbe essere l’unico vantaggio economico dell’unità, ma in proposito propongo un giochino matematico: se Tizio, che produce matite, dà a Caio 1 Euro e Caio usa quell’Euro per comprare una matita, chi ci ha guadagnato? Soluzione: Caio non aveva niente e adesso ha una matita, Tizio invece aveva una matita e 1 Euro e adesso gli è rimasto solo quest’ultimo. Sarà molto a grandi linee, sarà brutalissimo come ragionamento, ma non mi pare infondato; senza contare che da tempo l’economia lombardo-veneta dipende di gran lunga dai mercati internazionali e da quello padano, il sud è uno dei tanti sbocchi, certamente non il più importante.

      p.s. Pino… la Provincia di Varese l’Irpinia del Nord?
      prima di spararle così grosse guardati i dati su PIL e produzioni varie, poi ne riparliamo; premesso che il livello di malagestione campana è inarrivabile, tu dai un’importanze spropositata al colore politico dei governi locali, dimenticando completamente che quello che conta è la struttura socioeconomica, sana e iperproduttiva a Varese (pur con tutti i limiti fisiologici presenti qui come negli States come in Germania), malata e parassitaria in Campania (ieri strade bloccate da cumuli di rifiuti a Napoli, sul Sole24Ore foto impressionanti!).
      La politica è sovrastruttura, soprattutto in Italia. It’s marxism, my friend!

  7. Pingback: roma capoccia: ovvero, piove governo ladro! - Pagina 995 - BaroneRosso.it - Forum Modellismo

  8. pil pro capite o generale di una regione dà certamente un indicazione , ma a mio avviso non basta. Sostenere così, tramite solo questa analisi che a Bratislava si sia più ricchi che a Milano fa sorgere qualche dubbio. La ricchezza va misurata tramite il reddito personale ,i depositi bancari delle famiglie,le proprietà immobiliari diffuse e non quelle di pochi che hanno molto , e così va considerato il reddito per ogni libera professione. Sono più ricche le città che hanno le fabbriche mercedes con 20.000 operai o magari quelle che hanno tantissime imprese medie e pertanto una ricchezza distribuita in modo più omogeneo? Insomma bisogna capire quanti soldi hanno in tasca i singoli cittadini e le famiglie e non solo considerare il pil di 5 o 6 colossi industriali che si sono provvisoriamente locati in qualche regione fiscalmente vantaggiosa .
    Io lo vedo quando giro in Europa e non noto dove vengano spesi i soldi che secondo sti parametri ci sarebbero.Vendite immobiliari basse ,numero di partite iva per abitanti molto basse ,e cioè pochi ristoranti , negozi, locali di buon livello, e poca spesa spesa, e per lo più fatta al centro commerciale in magazzini notoriamente di bassa qualità. E questa la ricchezza ? Certo se vogliamo parlare di come ci stiamo impoverendo,….allora ….,ma questo è un altro argomento .

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